Quella del 2020 è stata una Pasqua virtuale, fruibile solo attraverso schermi, nel “lockdown duro” dei primi mesi della pandemia. La situazione è cambiata: le chiese sono aperte, pur con diverse limitazioni e precauzioni. Però non ne siamo ancora fuori. Abbiamo buone prospettive, legate ai vaccini e alle terapie, ma questi ultimi sei mesi ci hanno messo a dura prova, per certi versi più di prima. L’ottimismo un po’ ingenuo ha ceduto il passo a una diffusa preoccupazione: le conseguenze della pandemia saranno importanti, soprattutto quelle collegate con le ferite profonde impresse nello spirito, in primis dei giovani. Occorrerà impiegare bene tutte le energie a nostra disposizione, facendosi carico coraggiosamente dei limiti che sono stati messi impietosamente in evidenza.
Ecco, è soprattutto questione di coraggio, per avere la forza di cambiare. Compito che riguarda tutti: le persone con i loro stili di vita insostenibili, le amministrazioni con le loro regole infinite, le generazioni con la loro chiusura in se stesse, i tribunali con le loro lentezze, le corporazioni con il loro protezionismo, le Chiese con il loro immobilismo, i governi con le loro visioni miopi ed egoistiche, le aziende con la loro idolatria del profitto ad ogni costo. Ci vuole coraggio, perché le riconversioni sono quasi sempre operazioni costose, impopolari, rischiose… non alla portata di chi abbia tirato i remi in barca. Diceva don Abbondio: “Il coraggio, se uno non ce l’ha, mica se lo può dare”.
Perciò abbiamo anche quest’anno bisogno di celebrare la Pasqua, cioè di rivivere l’evento della risurrezione del Crocifisso, per ricevere quella “potenza dall’alto” che ha trasformato un manipolo di Galilei vigliacchi e ignoranti negli intrepidi evangelizzatori del mondo. I riti della Grande Settimana e i simboli della Veglia pasquale consentono di accostarsi a una vita nuova che nasce dalla morte, a una luce piena di speranza che vince le tenebre deprimenti della sfiducia, a un fuoco che nuovamente divampa dove il peccato ha ridotto in cenere la bellezza del creato e la dignità delle persone, a un’acqua da cui emerge un’umanità rinnovata. La paura, grande protagonista di ogni egoismo, cede il passo al coraggio: “Sono io, non temete!” dice il Vivente.
Il dono del coraggio, allora, potrebbe essere la gradita sorpresa da accogliere in questa Pasqua. C’è Uno che non vede l’ora di regalarcene un po’, perché fronteggiamo ogni situazione, scoprendo che ce la possiamo fare.
Buona Pasqua, dunque, e coraggio!
+ Paolo Giulietti