ALESSANDRO BERTOLUCCI, ORGOGLIO E SCHIETTEZZA LUCCHESE
  01 Febbraio 2016
Castelnuovo di Garfagnana
ALESSANDRO BERTOLUCCI, ORGOGLIO E SCHIETTEZZA LUCCHESE

Attore e regista, ha creato un Centro di formazione al doppiaggio.
E’ direttore artistico del teatro Alfieri di Castelnuovo Garfagnana


Alessandro Bertolucci, lucchese doc, è attore televisivo, cinematografico e teatrale, oltre che regista, ma è soprattutto una persona schietta. Attualmente vive in Garfagnana, dove ha appena finito di girare la “docufiction” dedicata a Ludovico Ariosto personaggio che lui stesso interpreta nei luoghi a noi familiari, da Pieve Fosciana a San Pellegrino in Alpe; e proprio lì abbiamo avuto il piacere di vederlo nei panni del poeta di cui ancora oggi rimane traccia del passaggio. Dopo essersi diplomato al Centro Sperimentale Cinematografico di Roma, Alessandro Bertolucci ha iniziato subito a lavorare riscuotendo grande consenso nelle serie televisive Un medico in famiglia, nei panni del medico clown, gay, Max Cavilli e Terra Ribelle, dov’è il controverso Dottor Tonali. Giovane molto attivo, oltre che davanti, anche dietro alle telecamere, è anche direttore artistico del Teatro Alfieri di Castelnuovo Garfagnana e ci ha regalato alcune anticipazioni sulla seconda edizione del Corso di doppiaggio, un suo progetto di successo.

La cosa che preferisce di Lucca e che le mancherebbe di più nel caso in cui se ne dovesse allontanare.
La ragione per cui mi sono messo a fare il pendolare con Roma, dopo oltre venti anni di vita più o meno romana, è stata ed è la necessità di una dimensione della mia esistenza più a misura d’uomo; il fatto di poter vedere volti amici uscendo di casa e non sempre facce nuove; i rapporti umani semplici e genuini; l’assenza di caos e meno pericoli. Roma è attualmente al collasso e anche per questo della mia Lucca mi mancherebbe sicuramente la vivibilità.

Lei è attore televisivo, teatrale e cinematografico. Quale di queste forme artistiche preferisce?
Non c’è una forma artistica che preferisco. Tra le mie caratteristiche la principale è, infatti, quella di volermi sempre mettere alla prova con le tante e diverse sfide che mi vengono proposte, quindi cambio volentieri e mi cimento con entusiasmo in nuove avventure.

In realtà sappiamo bene che è anche regista… figura molto complessa. O no?
Complessissima, al punto che non mi reputo all’altezza di fare il regista. Le mie sono incursioni controllate e misurate nella regia, ma quanto so sull’argomento è niente rispetto a ciò che ancora devo imparare.

Il regista preferito?
Non ho un regista preferito. Ho lavorato con molti e tutti bravissimi; diciamo che quello da cui ho più imparato è forse Gianni Lepre, ma anche l’ultima esperienza con Roberto Faenza è stata molto intensa.

Quali ruoli predilige interpretare?
I ruoli che più mi piace interpretare sono quelli da cattivo, perché il buono della situazione è normalmente molto noioso come personaggio.

Le piace lavorare all’estero?
Sì! Vorrei lavorare ancora all’estero, perché è proprio fuori dal nostro Paese che ho ricevuto le maggiori soddisfazioni. Oltre i confini nazionali poi, la piaga della raccomandazione è meno presente. In Italia dal quel punto di vista è una tragedia.

Passiamo ad un suo progetto importante che ha voluto e che ha avuto notevole successo, ovvero il Corso di formazione di doppiaggio, speakeraggio e commento audio per non vedenti. Vuole parlarcene un po’?
Il corso, le cui iscrizioni sono già aperte, inizierà l’11 di marzo e ci sono tutti i presupposti per replicare il successo della prima edizione. Le ore stavolta saranno 200 e la squadra di lavoro del progetto sostenuto dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca non cambia, stessi docenti (ma una o due sorprese arriveranno col nuovo anno), stessi partner: Celsius e Fondazione CRL. Grande novità di questa edizione sarà la sala di doppiaggio, in costruzione proprio in questo periodo. L’obiettivo è sempre quello di forgiare un “parco voci” che ci permetta di creare occupazione sul territorio, affrancandoci da Roma.

Pensa che Lucca potrebbe veramente diventare un nuovo Polo di riferimento italiano per il doppiaggio?
Ripeto, la situazione romana, sotto tanti punti di vista, è al collasso. A Roma si vive male e si lavora peggio (le baronie e le raccomandazioni rendono impossibile il normale svolgimento delle attività lavorative che cercano di basarsi sulla meritocrazia). Posso solo riportare un dato oggettivo: si è sparsa la voce fra gli addetti ai lavori dell’esistenza del corso e della sala, ebbene: ricevo almeno una telefonata a settimana da colleghi che mi chiedono di potere venire a lavorare qua. I presupposti per dare vita a qualcosa di nuovo, di funzionante e di bello ci sono tutti.

Ha qualche anticipazione da darci? Nuovi progetti all’orizzonte?
I progetti che seguo in questo periodo sono svariati. Ho finito recentemente il nuovo film di Roberto Faenza La verità sta in cielo, un’esperienza fantastica, molto intensa e toccante, trattando un caso ancora aperto, ovvero il rapimento di Emanuela Orlandi (scomparsa a Roma nel 1983 all’età di 15 anni) e rivestendo io un ruolo centrale di cui però altro non posso dire. Attualmente sto lavorando nella “docufiction”, prodotta da Chirone, su Ludovico Ariosto che io interpreto; la stiamo girando in Garfagnana, dove il poeta rivestì il ruolo di Governatore per conto dei Duchi d’Este e devo dire che la popolazione ci sta accogliendo con tutta l’ospitalità che contraddistingue i garfagnini. Poi ci sono un paio di progetti top secret, di cui avrò modo di raccontarvi presto.

Anna Lisa Del Carlo