Quando scienza e fantascienza si incontrano
  01 Febbraio 2016
Pisa
Quando scienza e fantascienza si incontrano

Il progetto della mano bionica di Christian Cipriani

E’ stato assegnato al giovane professore lucchese Christian Cipriani, docente di bioingegneria alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il finanziamento di 1,5 milioni di euro dal Consiglio Europeo delle Ricerche per il progetto “MYKI”, che vedrà l’ateneo pisano attivo come unico partner nella realizzazione di questo prestigioso studio finalizzato a utilizzare una “mano bionica” in modo naturale e intuitivo. A monte di MYKI si trovano altri due progetti del professor Cipriani: MyHand, che ha visto la realizzazione di una protesi di mano rivoluzionaria, capace di fornire alla persona che la indossa un ritorno sensoriale, proprio come avviene secondo natura e WAY, che ha permesso di sviluppare una tecnologia atta a far sì che il paziente indossi la protesi, attraverso un invaso che si adatta alla forma del suo moncone, senza chirurgia. La “mano bionica” presenta tre grandi novità: in primis, i sensori a contatto con la pelle dell’arto residuo dell’amputato monitorano l’attività muscolare dell’individuo mentre l’elettronica di controllo della protesi li interpreta ed utilizza come segnali, permettendo di restituire al paziente sensazioni tattili e di compiere l’80-90% delle prese e delle posizioni necessarie alle normali attività quotidiane; lo studio studio dell’estetica, dalla quale l’equipe guidata da Cipriani è partita lavorando in sinergia con i designer del DARC Studio di Roma, per rendere la protesi “bella” oltre che funzionale; infine il costo, che promette di essere accessibile. Con il professor Cipriani abbiamo parlato proprio di questo rivoluzionario progetto, tutto Made in Italy.

Professor Cipriani, con MyHand non ci sarà l’impianto della mano bionica, ma semplicemente l’arto verrà indossato. Ciò apporterà vantaggi in termini economici, oltre alla riduzione dei rischi e dei tempi di recupero di un intervento chirurgico?
Un approccio non invasivo, come quello utilizzato nel progetto MyHand, permette di avere dei vantaggi economici: per il Servizio Sanitario Nazionale in Italia, ma anche direttamente per i pazienti in altri paesi in cui l’accesso a tali procedure non è gratuito. Inoltre, la tecnologia sarà accessibile a breve termine anche a persone che non vogliono (o non possono) sottoporsi ad operazioni chirurgiche aggiuntive, dopo essersi già dovuti sottoporre ad una amputazione, aumentando quindi il bacino di utenti che potranno usufruirne.

Per arrivare a produrre un oggetto così avanzato e commercialmente appetibile, sono stati determinanti i finanziamenti ottenuti sia dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca che dalla Commissione Europea...
Il mercato protesico non è affatto un mercato di massa, bensì di nicchia, che interessa una piccola parte della popolazione. Ricevere finanziamenti privati per questo tipo di ricerca, quindi, è ancora più difficile poiché il ritorno economico non è assicurato o comunque marginale rispetto ad altri settori. Siccome però alleviare una disabilità che colpisce una parte della popolazione è un obiettivo importante per la società, la ricerca in ambito protesico, come anche per molti altri dispositivi biomedicali, deve proseguire e quindi il finanziamento statale (sia esso nazionale o europeo) è fondamentale.

Lei che è tra i vincitori del bando Starting Grants 2015, cosa ne pensa in generale della ricerca in Italia. L’eccellenza in realtà ha qualche chance?
Fare ricerca eccellente in Italia è difficile, ma possibile – anzi le indagini ci dicono che è la norma. Nonostante i finanziamenti nazionali (per esempio quelli del Ministero della Ricerca) siano tra i più bassi dei paesi industrializzati, i lavori dei ricercatori italiani sono tra i più citati al mondo, più di quelli provenienti dagli USA o dal Regno Unito – tanto per fare due esempi significativi. E’ chiaro però che un ecosistema che non favorisce la crescita, lo sviluppo o il consolidamento delle generazioni future, è destinato miserabilmente a impoverirsi arricchendo gli altri Paesi – naturalmente meno ricchi di pensatori creativi e di inventori ma lungimiranti con la tristemente nota fuga dei cervelli. Lo schema Starting Grant è uno di quelli che favorisce questa fuga: il finanziamento consente al vincitore di decidere dove fare ricerca e di portarsi dietro “la borsa” coi finanziamenti, e gli Italiani che lo vincono raramente decidono di rimanere in Italia. E questo è estremamente triste, perché significa che l’ambiente è ostile. Ci sono le eccezioni, ovviamente e non per nulla il mio Starting Grant lo condurrò alla Scuola Sant’Anna. Lì sono cresciuto accademicamente e lì i miei mentori hanno creduto nelle mie capacità dandomi lo spazio e la possibilità di competere col resto del mondo ai massimi livelli. E’ nostra responsabilità adesso provare a farlo.

Un arto MyHand verrà commercializzato a prezzi accessibili?
Durante la progettazione della protesi di mano, abbiamo cercato di considerare tecnologie di produzione a basso costo per la sua realizzazione, in modo da ridurre al massimo i costi finali, senza operare a discapito della funzionalità e robustezza. Il costo finale del dispositivo è ancora incerto poiché la trasformazione da prototipo a prodotto finito ancora non è stata completata. Si spera di avere un prodotto finito al costo di meno di 10 mila euro.

E’ già stata testata My Hand?
La protesi è stata testata con soddisfazione da un amputato quest’anno e mani simili, realizzate dal nostro gruppo, sono state sperimentate da diverse “cavie”. La mano MyHand sarà oggetto di una sperimentazione pilota (si spera a primavera) e sarà ulteriormente migliorata in progetti futuri, come lo Starting Grant che partirà entro la prima metà di quest’anno.

(a.d.c.)