Quanti di noi non hanno mai visto o sentito parlare del celebre dipinto “Il Ritratto dei coniugi Arnolfini “ di uno dei maestri dell'arte fiamminga del XV secolo Jan Van Eyck (1390-1441)?
Questo indiscutibile capolavoro ci testimonia la grande importanza che riveste l'attività mercantile all'estero per le principali famiglie lucchesi specialmente nel 1300, '400 e inizio '500, attività che non solo assicura cospicui capitali ma anche una notevole forza politica in seno alle istituzioni della “Libera Repubblica” di Lucca.
Il capolavoro di Van Eyck è datato 1434 e sembra che l'artista lo abbia eseguito proprio presso la residenza degli Arnolfini a Bruges.
L'opera che si trova alla National Gallery di Londra raffigura Giovanni Arnolfini, ricco mercante lucchese, e Giovanna Cenami atti a celebrare la promessa di matrimonio presso la loro abitazione prima di recarsi dal sacerdote, com'era usanza in quel periodo. Difatti, nel XV secolo, era consuetudine che gli sposi, prima di presentarsi dal sacerdote, si scambiassero la promessa di matrimonio congiungendo tra loro le mani. Quasi certamente, testimone dell'evento fu lo stesso pittore come si intuisce anche dall'iscrizione sulla parete : “Johannes de Eyck fuit hic” (Jan van Eyck è stato qui).
Non si può che restare ammirati dal realismo della rappresentazione; gli sposi hanno un atteggiamento solenne come si conviene in tali situazioni, si evince la ricchezza dei personaggi dalla sfarzosità degli abiti, sicuramente realizzati con le loro stoffe, i particolari sono numerosi e ciascuno gradualmente diviene protagonista: il tappeto, il cane da compagnia, i calzari lasciati sul pavimento, la frutta sul davanzale e sulla mensola , la candela sul portalampade e, sulla parete, il rosario e uno specchio.
Un quadro importante per i coniugi Arnolfini e altrettanto lo fu per l'artista tanto che oggi viene considerato una delle sue principali creazioni e uno dei massimi capolavori dell'arte fiamminga del '400.
Molti si chiederanno il perchè una famiglia così prestigiosa e potente avesse una dimora nelle Fiandre che erano una delle aree più ricche dell’Europa di quegli anni.
Come si diceva, era molto importante l'attività commerciale per queste famiglie, quella più notevole era certamente la manifattura della seta e il suo indotto (trafilatura, torcitura e tintoria) e circa un terzo della popolazione della città era impiegata in questo settore. Da qui nasce una continua circolazione per ragioni commerciali e diverse famiglie mercantili lucchesi non solo insediano la loro attività nel territorio della Repubblica ma decidono di spingersi oltre e di immettersi nei più floridi mercati d'Europa; ecco che ad esempio troviamo gli Arnolfini a Bruges, i Balbani, i Franciotti e i Micheli ad Anversa, i Deodati e i Penitesi a Lione, i Cenami a Parigi.
Il dipinto del Van Eyck dunque testimonia il vivo interessamento che queste ricche famiglie lucchesi dimostrano nei confronti dell'arte e del bello e questa loro raffinatezza si manifesta in modo chiaro anche nelle splendide architetture dei loro palazzi signorili a Lucca e delle loro ville nella vicina campagna.
Grazie al gusto e ai denari di queste famiglie di mercanti (e di banchieri) la città subisce un cambiamento di stile e un ammodernamento nell'edilizia. Per tutto il XV e il XVI secolo molte facciate dei loro palazzi vengono aggiornati al nuovo stile. I nobili mercanti, sempre più dominanti nella vita politica e sociale della città, provvedono a realizzare nuove magnifiche residenze sia in città che in campagna.
Tra gli esempi più importanti dentro la città quelli dei palazzi Buonvisi, Busdraghi, Antelminelli in via Fillungo; palazzo Moriconi, palazzo Pfanner, Burlamacchi e Mansi (oggi Museo Nazionale).
Fuori porta, invece, le ville lucchesi, furono costruite dal XV fino al XIX secolo come residenze estive alternative a quelle invernali in città per volere di queste classi agiate.
La struttura delle ville rispecchia i canoni di un'opera d'arte: ampi e arborati giardini, portici, saloni, affreschi e statue, parchi con vasche e laghetti. Sempre inseguendo il gusto del bello.
Tutte queste costruzioni abbellirono notevolmente la città e la sua campagna e ancora oggi stupiscono i tanti turisti che vengono a visitare la splendida città e i suoi dintorni.
Solo alcuni di questi palazzi e di queste ville sono aperte al pubblico, altri sono divenuti nel tempo prestigiosi alberghi, luoghi per conferenze o agriturismi, altri ancora sono residenza privata per i discendenti dei casati.
Tra le ville che sono comunque aperte al pubblico e di cui è consigliabile vivamente una visita ricordiamo : Villa Reale di Marlia – Villa Oliva a San Pancrazio - Villa Bernardini a Vicopelago - Villa di Camigliano a Camigliano - Villa Mansi a Segromigno a Monte - Villa Grabau a San Pancrazio .
Tra i palazzi di città sono visitabili ad esempio Palazzo Pfanner – Palazzo Mansi (sede del Museo Nazionale di Palazzo Mansi) – Villa Guinigi (sede del Museo Nazionale di Villa Guinigi).
Il visitatore restando affascinato da tanta bellezza non potrà far altro che ringraziare questa ricca e produttiva classe mercantile che investì una parte importante dei propri capitali in opere durature che quelli che si sono succeduti nei secoli hanno conservato con cura e diligenza.
Guido Luciani