E' mia intenzione fornire informazioni sul passato storico-geografico di questo territorio Ligure-Toscano particolarmente ricco di fatti, storie e misteri, che hanno avuto notevole ripercussione sulla sua gente, sugli usi e costumi, sulle caratteristiche urbanistiche delle città e dei paesi.
Iniziando il nostro viaggio nel sito dei Liguri-Apuani è obbligo citare un itinerario culturale e turistico di notevole importanza storica: la via Federiciana e Francigena. Questa via è stata nel Medioevo un'importante arteria europea che ha collegato, secondo il tragitto più breve, Roma al mar del Nord; conosciuta anche come via Romea perchè utilizzata dai pellegrini diretti nei luoghi santi della religione cristiana: Roma, Gerusalemme, e Santiago di Compostela. Questa antica strada ancora oggi è percorsa da pellegrini e turisti. Il cammino inizia tra vigneti lungo le colline tra Luni e Carrara con panorami sulle Apuane e sul mare; attraversa il centro storico di Massa per risalire verso Montignoso col suo castello Aghinolfi e l'antico pedaggio di porta Beltrame, nei pressi del Lago di Porta. Un'altra strada panoramica ci conduce al fiume Versilia, un tempo superabile a guado per raggiungere la Pieve di Santo Stefano a Vallecchia. Sosta importante è Pietrasanta, patria della scultura e del marmo, meta di artisti e artigiani di tutto il mondo. Dopo Pietrasanta è possibile visitare a Valdicastello l'antica pieve dei SS. Giovanni e Felicita. Continuando il nostro viaggio si attraversa Capezzano Piànore, un'ampia e ben coltivata pianura. E' questo un paese antico il cui topònimo deriva probabilmente dal latino “Capitius” nome di un importante casato latino proprietario delle vaste terre che vanno dalle colline di Pietrasanta fino al confine con Camaiore. Il termine le “ Pianore” fu aggiunto all'epoca in cui Ludovico Carlo di Borbone, che amava molto queste contrade, era duca di Lucca. E' noto anche per la sua vicinanza ad un forte di notevole importanza storica, situato poco prima del paese (48 m. s.l.m.), il forte di Rotaio costruito dai lucchesi nel 1223 come base di appoggio nella lotta contro Corvaia di Seravezza. In questo luogo si trova la famosa e splendida villa Cavanis. Questa dimora in stile rinascimentale, che si sviluppa su tre piani, fu edificata nel 1888 su progetto dell'architetto Domenico Pardini incaricato da Roberto I già duca di Parma e dette alle Pianore lo splendore di una corte dotando il palazzo di opere d'arte e di una vera biblioteca. Il grande parco, progettato dall'architetto Deschamps, è formato in gran parte da piante esotiche. In questa villa è nata e ha trascorso la sua infanzia l'ultima imperatrice d'Austria Zita di Borbone. Nel 1952 la villa fu acquistata dalla congregazione dei padri Cavanis per aprirvi un Liceo Scientifico. Sempre a Capezzano si segnala l'ex Teatro Argentina realizzato intorno al 1920. Facendo una piccola deviazione verso il mare si trova Lido di Camaiore con i suoi alberghi, le sue piccole strade alberate sulle quali si aprono villini d'epoca circondati da giardini e piante di alto fusto. Proprio in questa zona nasce ai primi del '900 la Società anonima Cooperativa denominata “Costa Fiorita” che dava la possibilità di costruire cottage, appartamenti e villini proprio per creare un grande villaggio silvano marino.
Le abitazioni degli artisti
Scrittori, pittori e attori scelsero questo luogo incantato e tranquillo per riposare ed ispirarsi. Infatti possiamo ancora oggi ammirare la casa-museo dell'artista Galileo Chini costruita nel 1914 poco dopo il suo rientro dal Siam, su consiglio dell'amico Plinio Nomellini, in un bosco che contava ben circa 300 pini. Al suo interno le pareti di alcune stanze proiettate verso il bow-window sono decorate da grandi pannelli a motivi floreali vivacemente colorati che introducono la grande statua del Budda dorato, mentre alcuni quadri del salone richiamano il soggiorno thailandese dell'artista. Vicino si trova il villino Marta Abba detto da Luigi Pirandello “ villino mezzaluna” opera dell'architetto lucchese Carlo Sorbi. La casa dell'attrice di impianto circolare con un diametro di circa dodici metri e la copertura a cupola, è senz'altro la costruzione che si distingue maggiormente per la sua particolare figuratività e ambientazione esotico-orientale, capace di proiettare i visitatori in un paesaggio da “mille e una notte”. Anche negli ambienti interni destinati alle specifiche funzioni abitative prevalgono decorazioni orientali, mentre il piccolo giardino per la forma e la presenza delle palme canariensis rievoca i paesaggi delle moschee dei minareti islamici. Infine la terrazza alla quale si accede esternamente, è circondata da un parapetto merlato con profilo a ziqqurat.
In questo luogo impregnato di cultura a 360 gradi si ritrovano ai primi del '900 gruppi di artisti come: Viani, Nomellini, Chini, Zacconi, Verga, Pirandello, D'Annunzio, Melato, Puccini, il movimento culturale dei Futuristi e il drammaturgo Piermaria Rosso di San Secondo. Quest'ultimo, dopo aver girato mezza Europa, ha vissuto l'ultima parte della sua vita a Lido di Camaiore insieme alla moglie Inge Redlich in una villetta costruita con il premio dell'Accademia d'Italia. Qui ha scritto molte novelle ispirate a questi luoghi in cui la natura viene caratterizzata dal paesaggio: campagna, mare, monti, cielo, parchi pubblici dipinti nelle varie stagioni e nei diversi momenti del giorno. Qualunque sia l'aspetto che la caratterizza la natura è comunque dallo scrittore percepita sempre in modo positivo: un'amica dell'uomo, una sua fedele collaboratrice che procura gioie ineffabili a chi è capace di fondersi in essa. Contemporaneamente egli focalizza la sua attenzione sugli uomini che vivono al suo contatto più diretto: contadini incontrati nel loro ambiente quotidiano, lodando l'amore per la terra e per il lavoro ben fatto, non trascurando la loro elementare saggezza, lo spirito vivace unito all'onestà e all'umiltà. Al pari del paesaggio anche la musica per lo scrittore esercita sull'animo umano un influsso positivo aprendolo all'amore. Nei suoi racconti alla città asfittica e al vivere cittadino artefatto, si oppongono la genuinità dello scenario naturale e la semplicità dei costumi paesani. Se la città intristisce ed ammala, la campagna è capace di guarire tanto i mali fisici quanto quelli psichici.
Riprendendo il nostro cammino si arriva a Camaiore e, dopo una visita al borgo, ci appare in tutta la sua maestosità, lo splendido complesso monumentale dell'antica Badia benedettina, luogo di ristoro dei pellegrini. Dopo un breve tratto di strada alberata si inizia a salire verso monte Magno giungendo a Valpromaro (con l'opzione dei turisti che vengono dal mare attraverso il monte Pitoro-Massarosa) e siamo nelle Seimiglia per arrivare a Lucca.
Leggende e misteri
Concludo con alcune curiosità legate a leggende e misteri della costa Ligure-Tirrenica.
Nella Lunigiana sono particolarmente diffuse le leggende relative all'apparizione dei defunti in processioni notturne. E' la così detta “andada” nelle notti di martedì, venerdì e sabato si parla di sfilate per le strade di esseri abbigliati come monaci che sembrano tenere in mano ceri accesi, come in processione.
A Pontremoli c'è la leggenda del “lupo mannaro”; secondo una credenza popolare, il licantropo terrorizza ancora oggi le notti degli abitanti del Piagnaro, il borgo più antico della città e popola di visioni e rumori le anguste vie.
A Mulazzo, nel castello Malaspina si parla di un'anima senza pace che continua ad apparire e a ricordare, a chi è in grado di coglierne le vicende, delle continue attenzioni subite dalla giovane figlia di un notaio da parte del signorotto del posto Francesco Malaspina. Secondo alcuni questo fantasma si manifesta ancora oggi in vari modi: luci che si accendono da sole, gatti trovati chiusi negli armadi e così via.....
Le Alpi Apuane sembrano essere state animate da maghi, da spiriti maligni che si dice entravano nelle vesti dei bambini messe ad asciugare, se non venivano ritirate al calar del sole. Ma questi luoghi impervi sono stati ricettacolo di briganti che vi si nascondevano con il loro bottino....
Poetiche sono le leggende che riguardano le Panie, il Procinto, il Monte Forato, Forno e Seravezza...
In Versilia e nello specifico a Pietrasanta si parla di coste infestate da pirati barbareschi. Infatti si racconta che una volta un giovane di nome Antonio, rapito dai pirati saraceni vivendo con loro si sia convertito, a poco a poco, alla loro religione e, scordando la sua origine, si sia dato anche lui alla pirateria. Dopo molto tempo, avendo accumulato ingenti ricchezze, un giorno si trovò sulle coste della “Versilia antiqua”. Quando le campane dei vari paesini iniziarono a suonare per avvisare gli abitanti del pericolo, riconobbe la campana del suo paese; il cuore gli si riempì di nostalgia e, sbarcato a terra, andò dal curato, gli confessò i suoi peccati e si riconvertì alla fede cristiana, donò tutto quello che aveva rubato alla chiesa e si fece monaco.
A Camaiore gli anziani hanno da sempre raccontato la leggenda di San Buco che sembra sia l'origine del detto: “Si sta come San Buco in Paradiso”. Pare che Buco fosse un pirata malvagio, ma esperto navigante; un giorno dal mare andò a vivere sul Monte Prana. Una notte venne a trovarlo un viandante che egli accolse e sfamò. Il mattino seguente se n'era andato lasciando il bordone, la conchiglia e il mantello. Buco capì che di quegli oggetti si doveva servire anche lui per andare pellegrino e così fece fino alla morte. Ma quando si presentò alle porte del Paradiso, non lo volevano far entrare a causa delle sue malvagie azioni; San Buco però riconobbe il forestiero ospitato e, per restituirgli i suoi oggetti, entrò in Paradiso non uscendone più.
Legata all'ospizio di San Lazzaro, sempre a Camaiore, è la leggenda del Crocifisso dei Bianchi. Erano questi una compagnia penitenziale con i suoi adepti completamente vestiti di bianco che invocava la pace tra gli stati che allora guerreggiavano in Italia. Nel 1399 in Toscana scoppiò una terribile pestilenza e i Bianchi iniziarono allora una delle loro processioni penitenziali. Arrivati a Camaiore, appoggiarono il crocifisso ligneo, che si può ammirare oggi nel Museo di Arte sacra, ad una parete della cappella dell'ospizio; quando lo ripresero notarono che l'immagine del Cristo era rimasta miracolosamente incisa sulla parete dell'oratorio.
Le leggende sono moltissime. Da parte mia ho voluto dare solo un piccolo e semplice contributo intorno a questo mondo fantastico e ancora tanto misterioso e affascinante.
Federico Bilotti