Il ritorno alle tradizioni, piccoli campanari crescono
  01 Dicembre 2015
Lucca
Il ritorno alle tradizioni, piccoli campanari crescono

Un’arte di origini antiche e uno strumento legato alle feste religiose. La campana scandisce da secoli la vita della comunità.

Sono oltre un centinaio i campanari che si dedicano all’antica arte dei “Concerti per campane”, una tradizione che in lucchesia riesce ancora ad avvicinare alcuni giovani e addirittura rappresentanti del gentil sesso che, sotto la guida dei più esperti, salgono sui campanili per apprendere tutte le tecniche di questa arte. Si dice che il declino dell’arte del campanaro sia avvenuto negli anni 60/70 quando alcuni parroci hanno preferito modernizzare i proprio campanili con impianti elettrici (il risultato è quello che ascoltiamo tutti i giorni: assordanti e sregolate scampanate che niente hanno a vedere con il “doppio” a corda); fortuna vuole che l’amore e la passione di ritrovarsi sulla “Torre Antica” per cimentarsi in armoniosi concerti per campana sta conoscendo una nuova primavera. I gruppi più organizzati si trovano in Media Valle, Garfagnana ed alta Versilia, dove da tempo esistono associazioni di campanari che tutte le domeniche annunciano le funzioni religiose con il “Doppio”, un concerto classico lucchese per campana, che in Garfagnana si fa a tre bronzi e nella Piana a quattro. La Piana di Lucca vanta un altro nutrito gruppo di campanari che presto si riuniranno in associazione.

Rintocchi dai precisi significati
Nei fine settimana si svolgono veri e propri corsi: una sorta di allenamento, ma anche di apprendimento che permettono al campanaro, ad esempio, di bloccare la campana a mezz’aria per consentire ai colleghi di armonizzarsi con le altre campane, per trasformare il tocco del battacchio in un suono più dolce ed armonioso. Ed è proprio durante questi allenamenti che sul campanile si trovano spalla a spalla uomini di ogni età. Il più anziano ha 91 anni, il più giovane 16, ma l’astro nascente di questa disciplina, per abilità musicalità e profonda conoscenza storica è Marco Giorgi, classe 1998, studente all’Istituto tecnico Giorgi. Marco, che oggi abita a San Ginese con la famiglia, fin da piccolissimo è sempre stato affascinato dal suono delle campane. Addirittura quando aveva sette anni si allenava in casa con un piccolo campanile. Oggi a soli 17 anni Marco, oltre ad essere un abile campanaro, è anche uno dei massimi esperti di questa materia. Ha fatto ricerche approfondite sulle più importanti campane esistenti nella nostra diocesi, ne conosce il peso, il diametro, l’anno in cui la campana è stata fusa ed il nome della fonderia, oltre all’armonia del suono e quindi tutti i necessari movimenti che il bronzo deve fare, quando è tirato a corda, per armonizzarsi con le altre tre campane.

La tradizione campanaria a Lucca
La tradizione campanaria a Lucca è ultra centenaria. Si dice che tutto sia iniziato alla fine del 1700 e si è mantenuta fino a tutt’oggi. Non è un caso, dunque, che alcuni anni fa venne deciso di creare un’apposita associazione “Campanari Lucchesi” che comprende una buona parte della piana di Lucca, Mediavalle e Garfagnana. In tutto una cinquantina di campanari, che sono di Sant’Anna, San Pancrazio, Ciciana, Parezzana, Brancoleria, Morianese, Bozzano di Massarosa, Pescaglia, Corsagna, Fosciandora e Pieve Fosciana, dove è ancora in attività il campanaro più anziano di tutta la lucchesia, Spedito Ravani, detto Nini, classe 1923. Dell’associazione fanno parte pure sacerdoti. Esiste poi un altro bel gruppo, l’“Unione Campanari Valle del Serchio”, che raccoglie i campanari di Barga, Cardoso, CascioPerpoli e Chiozza. Nella Versilia abbiamo infine i campanari di Bargecchia, dove dieci anni fa fu organizzato il 55° Raduno Nazionale Suonatori di Campane; in precedenza, nel 2001, era stato organizzato a Barga.
A fine 700 e inizio 1800 si trovano campane rifuse o “accresciute”, come è scritto sulle stesse, perché con il nuovo sistema, si è voluto cambiare proprio il concerto campanario: inizialmente sono stati eseguiti con sole due campane (da lì è nato senz’altro il termine “doppio” che poi si è mantenuto), col tempo poco prima dell’inizio della metà del 1800, si comincia ad assistere anche a nuovi concerti a quattro campane, come ad esempio il doppio di Segromigno in Monte fuso nel 1843 con la campana più grossa del peso di oltre 13 quintali. Da lì ha preso il via il vero sistema di suonare le campane alla lucchese.
Le campane vengono definite anche per la loro grandezza. Se sono due campane, vengono chiamate Piccola e Grossa. Invece se sono quattro vengono chiamate Piccola, Mezzanella, Mezzana e Grossa. A seconda delle zone, vengono chiamate la Quarta (che sarebbe la Piccola), la Terza (la Mezzanella), la Seconda (la Mezzana), anche se non viene molto utilizzato, e infine la Prima (cioè la Grossa).

Com’è il modo di suonare le campane alla lucchese? A due campane è semplice, ma fondamentale, perché fa capire come andare a tempo. Imparato a suonare a due campane, la strada per suonare a quattro è spianata. In fondo è solo un concerto raddoppiato, quindi le due campane più grosse fanno il doppio a due, accordando e facendo così il tempo da prendere a riferimento per dare modo alle due campane più piccole di assestarsi “nel giro”, creando così un’ armonia fra loro.

Vediamo come funziona un doppio? Partiamo sempre da quello a due campane:

Per prima cosa c’è la partenza, che è in ordine crescente, dalla campana più piccola a quella più grossa. Devono partire insieme “mute”, nel senso che devono oscillare, ma non devono suonare. Per prima comincia a suonare quella più piccola e dopo qualche secondo l’altra; per sollecitare meno il campanile, le campane devono seguirsi ambedue per il solito verso (il loro movimento ne triplica il peso). La cosa vale pure se si suona anche a quattro campane. Tutto viene eseguito in modo graduale.
Entrate nel giro tutte le campane, si cominciano a mandarle verso l’alto (a bicchiere), sempre gradualmente e a tempo fra loro, mantenendo così l’armonia. A quattro campane si possono eseguire tre tipi di accordo: Al Segromigno (MI, RE, FA, DO), perché si dice che sia nato proprio a Segromigno in Monte, dato che è usanza suonarlo in quel campanile. Troviamo poi il doppio suonato a Scala (FA, MI, RE, DO), si tratta di far suonare semplicemente dalla più piccola a quella più grossa. Infine troviamo quello più comune da sentire e senz’altro il più classico: il doppio al Vecchio (FA, RE, MI, DO), chiamato proprio così perché è nel vero senso della parola il più vecchio dei modi di suonare a quattro campane. Questi tre accordi è possibile eseguirli in un solo concerto, grazie all’abilità dei campanari.
Quando si decide di smettere, il campanaro sempre addetto alla campana Piccola di solito batte due o tre colpi al pavimento, facendo capire pure agli altri campanari che bisogna avviarsi a scendere (o calare), sempre in modo graduale, le campane, creando così un suono più armonioso e squillante, fino ad arrivare alla legatura dei battagli, dove il campanaro con una discreta abilità deve essere in grado di lanciare la fune, fermando così di colpo la percussione alla propria campana.
A Lucca, gli ultimi due gruppi principali sono stati quelli della squadra di Enrico Giurlani, più conosciuto col soprannome di Momo, capo campanaro di San Frediano. Momo e gli altri del suo gruppo, sono stati quelli che hanno inaugurato più concerti nella piana di Lucca nel dopoguerra. Per citarne alcuni: San Donato, Sant’Angelo in Campo e Sant’Anna. Da quest’ultimo campanile è sorto il secondo gruppo principale del capoluogo, tutt’ora attivo grazie a Giacomo Lombardi, figlio d’arte: suo padre Pierluigi è tra gli ultimi rimasti del gruppo precedente, insieme a Luciano Roncoli, che hanno accompagnato con passione e sacrificio i Sacri Bronzi, non solo a Sant’Anna, ma anche in molte altre parti.
Rivalità fra paesi. Tanti anni fa, nella notte di Santa Lucia, a Segromigno in Monte e a Camigliano suonarono i doppi; appena un paese iniziava, pure l’altro partiva e così si scatenò una gara di chi lo faceva meglio, fino al punto che ai paesani toccò chiamare i carabinieri, anche perché nel frattempo era passata la mezzanotte!
Un altro racconto riguarda i paesi di Parezzana e Toringo. Il campanile di Parezzana prima del 1935 aveva un doppio a due campane fuse da Lorenzo Lera di Lammari nel 1875: venne deciso di portarlo a quattro campane, perché Toringo aveva iniziato da poco a costruire un nuovo campanile.

(notizie fornite da Marco Giorgi)