É lucchese uno dei luminari di chirurgia pancreatica a Stoccolma
  01 Dicembre 2015
Stoccolma
É lucchese uno dei luminari di chirurgia pancreatica a Stoccolma

Il professor Marco Del Chiaro è direttore di Unità chirurgica al prestigioso istituto Karolinska in Svezia.
È ufficiale al merito della Repubblica - Immunoterapia e prevenzione.


Il professor Marco Del Chiaro, di Lucca (“mi manca molto!”), dal 2010 vive e lavora a Stoccolma dove attualmente è direttore della Unità di Chirurgia Pancreatica e Professore Associato presso il prestigioso Karolinska Institutet. Il 2 giugno scorso il presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica per la sua attività professionale. Siamo riusciti ad intervistarlo.

Gli studi e la ricerca sul tumore del pancreas lo hanno condotto fino a Stoccolma. Da quando è impegnato a seguire questa patologia?
Ho iniziato a occuparmi di chirurgia del pancreas durante la mia tesi di Laurea. Da allora non ho mai smesso di interessarmi a questa disciplina e trovo che tale chirurgia, molto complessa dal punto di vista tecnico, e più in generale la pancreatologia, siano estremamente affascinanti. Tuttavia di più lo sono, in generale, le patologie pancreatiche. Ancora oggi si sa relativamente poco su di esse e i margini di miglioramento e di sviluppo sono pressoché infiniti. Aspetti stimolanti, anche se ciò che rende unica la pancreatologia è il disperato bisogno di aiuto che i pazienti dimostrano e quando si inizia ad occuparci di questi tumori, non si può che rimanere colpiti dall´impatto che una simile diagnosi ha sul paziente e sui familiari. Perciò è nata la mia forte motivazione nel voler provare a trovare risposte a problemi ancora aperti.

Novembre è stato il mese dedicato alla consapevolezza del tumore al pancreas, un tumore di cui si parla poco pur essendo tra i big killer e per il quale l’aspettativa di vita è ancora molto bassa. Speranze in tal senso?
Il cancro del pancreas è la quarta causa di morte neoplastica nel mondo occidentale ed è, secondo recenti studi, destinata a divenire la seconda causa entro il 2030. Tuttavia le campagne di sensibilizzazione e di informazione su questa malattia non sono di sicuro congrue alla dimensione del problema. Oggi i risultati nella cura del tumore del pancreas, ancora deludenti, sono però molto migliorati rispetto a pochi anni fa grazie a un approccio multidisciplinare ed integrato alla malattia. Per il futuro sono ottimista e credo ci siano principalmente due strade da seguire per ridurre la mortalità di questo tumore. Una è la speranza di poter associare una efficace terapia medica alla chirurgia, ad esempio nei grandi Centri di Ricerca vengono testati nuovi approcci terapeutici promettenti per il futuro. Al Karolinska stiamo investendo molto sull´immunoterapia che cerca di distruggere il tumore dalle cellule del proprio sistema immunitario. L´altra strada è secondo me quella della prevenzione e della diagnosi precoce. Adesso conosciamo alcune categorie di individui a rischio per lo sviluppo del cancro del pancreas: sono i pazienti con alcune malattie ereditarie o con una storia familiare per carcinoma pancreatico che hanno un rischio aumentato e che dovrebbero essere sottoposti a sorveglianza, nella speranza di poter identificare e trattare lesioni precancerose o tumori ad uno stadio iniziale; sono anche i soggetti affetti da tumori cistici del pancreas, neoplasie molto diffuse nella popolazione che spesso risultano innocue, ma potenzialmente evolvibili in cancro. La corretta identificazione, sorveglianza ed eventuale trattamento di queste lesioni porterà, secondo me, a una riduzione della mortalità per cancro del pancreas.

In Italia non sembra che ci sia una campagna mirata per la prevenzione. Si sta muovendo qualcosa per favorire la diagnosi precoce di questa malattia?
Le cose non stanno esattamente così. Io ho fondato in Italia il Registro Italiano del Cancro Familiare del Pancreas e ne sono stato il responsabile fino all´Ottobre scorso. Grazie a questa iniziativa alcuni Centri Italiani hanno avviato uno studio sperimentale sulla sorveglianza proprio dei soggetti a rischio ereditario per questa malattia.

A chi non ha familiarità, o comunque pensa di avere uno
stile sano di vita, cosa si sente di consigliare?

Non c´è alcuna evidenza che supporti uno screening generale di popolazione per il tumore del pancreas. Il pancreas è un organo non facilmente investigabile e per questo solo con accurati e mirati esami è possibile visualizzarlo per eventualmente diagnosticare una lesione precoce. In altre parole non consiglierei di fare nessun particolare accertamento in assenza di fattori di rischio o sintomi. Al contrario consiglio fortemente a chi ha avuto una diagnosi occasionale di una cisti del pancreas, di rivolgersi ad un centro qualificato per il corretto inquadramento diagnostico.

Pensa di rientrare in Italia o pensa di dover e poter fare molto meglio fuori dal nostro Paese?
E’ una domanda a cui non sono in grado di rispondere. Non si tratta di dove si può fare meglio, la situazione è molto più complessa e il rientro in Italia dipende da molteplici fattori, non totalmente definibili da me. Quando sono andato a Stoccolma, nel 2010, ho chiesto alla mia famiglia un grosso sacrificio e qualsiasi cambiamento non può che avvenire in accordo con essa.

Stoccolma è una bellissima città, ma soprattutto adesso che si va incontro all’inverno, il buio arriva molto presto e il clima è gelido. Non le manca neanche un po’ la nostra mite Lucca?
Le devo confessare che a me il freddo piace e che amo la montagna e lo sci. Lucca è la mia casa, è dove sono nato e cresciuto. Ogni angolo della città, i profumi, i colori, gli scorci meravigliosi, sono parte indelebile della mia persona. Inoltre a Lucca vivono i miei genitori.. penso ogni giorno a loro e agli amici che vivono lì. Certamente mi manca molto.

Anna Lisa Del Carlo